lunedì 17 maggio 2010

Scheda su Kierkegaard

Questa sera vorrei intrattenervi parlandovi di uno dei filosofi fondamentali per la nostra epoca, e, anche attualissimo. Egli fu il padre dell'esistenzialismo.
Kierkegaard condusse un’esistenza appartata, anche a causa del suo temperamento scontroso e poco socievole. Gli unici fatti rilevanti della sua vita furono gli attacchi che gli vennero mossi dal giornale satirico Il corsaro, e la polemica contro l’opportunismo e il conformismo religioso che egli condusse, nell’ultimo anno della sua vita, in una serie di articoli pubblicati nel periodico Il momento. Su Il corsaro, Kierkegaard apparve più volte ritratto in maligne caricature e fu aspramente preso in giro. Il filosofo ne rimase profondamente amareggiato. Quanto alla polemica che egli condusse contro il conformismo religioso, Kierkegaard accusava la Chiesa danese, e in particolare il vescovo luterano Mynster e il suo successore Martensen, di essere mondani e di aver tradito gli insegnamenti originari di Cristo.
Kierkegaard esprime il suo pensiero soprattutto in due opere: out out, Diario di un seduttore. Il suo pensiero viene a costituirsi a partire da un minimo comune multiplo della filosofia di quegl'anni: l'anti-hegelismo. Anche Sopenhauer, Feurbach e poi Nietzsche (seppure in questo caso le critiche vanno più a Platone. Kierkegaard nella prima giovinezza, infatti, era hegeliano. Riferendosi a sè stesso dirà:
In primo luogo l'anti-hegeliano del filosofo danese si sviluppa nel senso di un rovesciamento. L'hegelismo pone l'Universale sul trono della filosofia, l'anti-hegelismo kirkgaardiano pone il Particolare, il singolo, l'uomo nella sua specificità. Queste ragioni sono solite far apparire la suddetta filosofia antesignana della filosofia esistenzialista. Kieerkard sarebbe etichettato come il padre dell'esistenzialismo, anche se ciò forse non lo renderebbe pazzo di gioia. Aveva scritto < se mi etichetti, mi annulli>. Senz'altro però di esistenzialismo religioso si tratta! Insomma poteva appartenere ad un esistenzialismo differente dall'esistenzialismo, nichilista, di Satrè e di Camus. Abbagnano per certi versi insegue l'esempio esistenzialista importato da Kieerkaard.
E di fatto la religione per il filosofo è un concetto fondamentale. La spiritualità cristiana ricopre un ruolo di primo piano. Ad essa si ci arriva attraverso due stadi e due stili di vita. A questi stadi di vita si accede per scelta, non per necessità dialettica. In Hegel la necessità dialettica (dello Spirito) determinava i livelli a cui la coscienza doveva giungere. In realtà questo dispensava il singolo da qualsiasi scelta e toglieva esso ogni libertà di scelta, tutto scorreva per fluire inesorabile. Le due tipologie di vita sono la vita estetica e la vita etica.
La vita estetica è propria di colui che per primo si affaccia alla vita, vuole sperimentarla, è curiosa di ogni attimo, desidera consumarla nel presente. Vuole bruciare ogni istante, rendendo diverso l'oggi dal passato. La vita estetica è rap-presentata nella sua opera da Don GIovanni. Don Giovanni è un personaggio preso dal mondo del teatro, Don Giovanni è il tipico seduttore farfallone, che soddisfa i suoi continui desideri. Don Giovanni ama una vita instabile, è avaro di esperienze sessuali, ha un'amante per sera, intende distiguersi dalla massa.el delineare la figura del Don Giovanni mozartiano Kierkegaard conferisce all'estetica una purezza che ne rivaluta lo statuto non solo nei riguardi dell'etica, ma anche nei riguardi della stessa estetica del seduttore psichico, il confronto con il quale è rivelativo delle ragioni d'una siffatta rivalutazione. Infatti è qui che viene smascherato il responsabile dell'inquinamento dell'estetica e individuato in quel pensiero riflesso che rompe l'immediatezza e la naturalezza dell'aisthesis, il suo fluire spontaneo e inarrestabile, capovolgendone la leggerezza nel pesante andamento della strategia e del calcolo, dell'interesse e del ripensamento.

Il seduttore psichico mette infatti in atto una seduzione mediata poiché ha bisogno di «tempo» per predisporre i suoi piani, e anzi egli fa del tempo stesso uno strumento di seduzione. Il suo obiettivo non è tanto quello di possedere una donna fisicamente, quanto quello di possederla psichicamente. Il suo godimento è frutto d'un egoismo raffinato e sottile in quanto consiste non già nel far godere la donna ma, viceversa, nel condurla a uno stato di soggiogamento totale, senza essere a sua volta soggiogato in quest'opera di seduzione.

Per mettere in atto il proprio progetto egli si mostra alla sua preda ora distaccato e assente, ora interessatissimo e presente, ora furioso come un temporale d'autunno, ora dolcissimo come uno strumento musicale ricco di armoniche. Il suo obiettivo è infatti di rendere la relazione «interessante» ed essa è tale quando, lungi dal rinchiudersi nel vincolo delle decisioni e delle scelte, rimane sospesa sull'indeterminato, sul regno dell'«infinita possibilità». Perciò, quando una relazione è compiuta e determinata, essa smette d'essere interessante e allora bisogna trovare ogni mezzo per mollare la preda, giacché «introdursi in immagine nell'intimo d'una fanciulla è un'arte, uscirne fuori in immagine è un capolavoro».

Tuttavia, lungi dal trovare libertà, in quest'opera di liberazione il seduttore psichico rimane schiavo e vittima dei suoi stessi intrighi e dei suoi conflitti. E infatti il gioco perverso cui egli mette capo rende la sua esistenza costantemente inquieta, preda d'una «consapevole follia». E però «la sua condanna ha un carattere puramente estetico». Sicché Kierkegaard sottomette l'estetica del seduttore psichico al giudizio negativo pronunciato nei confronti del giovane estetico de L'equilibrio, con la differenza, tuttavia, che, seppure si sia in entrambi i casi in presenza d'una instabilità psicologica ed esistenziale, ne L'equilibrio tale instabilità rimanda ipso facto all'etica poiché è denunciata come perniciosa nei confronti dell'attuazione della «scelta di sé» e quindi della formazione della «personalità» come «unità dell'universale e del singolo», laddove ne Il diario del seduttore essa resta come prigioniera della sua stessa dimensione estetizzante, quasi che l'estetica trovi già in se stessa la chiave per intendere il proprio fallimento, precisamente nell'indebito esercizio della riflessione ancor prima che questa assuma le sembianze e la consistenza della coscienza morale.
Il suo stile di vita alla lunga, infatti, porta alla disperazione. Perché una vita puramente estetica ci porta alla disperazione? Perché, secondo Kierkegaard, l'uomo ha dentro di sé qualche cosa d'altro, che non potrà mai essere soddisfatto da una vita puramente 'sensibile'. Questo qualche cosa d'altro è l'eterno. L'uomo è costituito dalla sintesi di due elementi opposti: corpo e spirito, temporale ed eterno, finito ed infinito, necessità e libertà. È caratteristica dell'estetico enfatizzare un elemento solo della sintesi: il corporale, il temporale, il finito e il necessario. La mancanza dell'altro elemento della sintesi causa nell'essere umano ansietà; Kierkegaard la definisce “una simpatica antipatia, un'antipatia simpatica”, che allarma e attira allo stesso tempo La soluzione migliore è gettarsi nella vita etica. La disperazione è la malattia mortale dell'uomo. La disperazione è lo stato patologico che vive l'uomo rapportandosi al mondo. La disperazione ingombe sull'uomo come un'accetta ed è la molla che fa saltare l'uomo da una vita all'altra. La vita etica, comunque, è simboleggiata da Guglielmo (un funzionario di stato). La vita etica ha due parole d'ordine: matrimonio e lavoro! A differenza della vita estetica, la vita etica privileggia la stabilità e preferisce vivere costruendo un domani, un futuro, un eticità, rispettando i costumi e le leggi dello stato, non compiendo del male verso il prossimo. L'uomo crede di combattere l'angoscia e la disperazione, ora, costruendo un 'interiore anima', costiutendosi come anima e corpo e come persona. Ora egli struttura la sua vita, la edifica ordinatamente incasellandola in valori. Tutta l'opera Aut-aut costringe a scegliere, ineffetti, tra queste due vite: estetica ed etica (L'opera aut-aut è così nota in italiano ma viene ideata col titolo originario di Enter-Eller). Anche la vita etica però non sfugge dalla disperazione (causata dal rapporto uomo-mondo) e tanto meno all'angoscia (causata dal rapporto uomo-sè stesso). L'uomo creandosi una solida corazza, dentro di sè, si era davvero illuso di vincere il dolore. Il dolore ha il sopravvento sull'uomo. Dalle conclusioni a cui arriva, il filosofo danese non è dissimile dagli esistenzialisti pessimisti. Per Satrè l'uomo è una passione frustrata, l'essere-uomo si rivela essere un dio fallito. Il dolore, per gli esistenzialisti in genere, sovvrasta l'uomo (che della sua libertà, che della sua eticità, che del suo entusiasmo) non ne trae nulla. L'uomo è troppo debole, non nasce per causa sua, muore e quindi ha un tempo-limite. L'uomo è in naufragio, secondo Jaspers. La soluzione di Kieergegard all'insensatezza della vira è diversa da tutte le soluzioni dal restante esistenzialismo. Apparte che alcuni non ne prospettano neanche una. 'Lo scandalo logico' della religione è la soluzione al problema per il filosofo danese. L'uomo non supera il dolore solo perchè lui è troppo piccolo rispetto al dolore, deve richiedere l'aiuto di Dio e di Cristo. Inchinandosi alla trinità l'uomo, come un figlio, può essere aiutato. Ciò è senza dubbio fuori ogni razionalità, è anzi illogico e offensivo per la ragione pensarlo. Com'è suo solito, egli delinea la vita religiona attraverso i tratti di Abramo. Abramo, come la maggioranza saprà, è il patriarca della religione cristiana nonché protagonista dell'Antico Testamento. Abramo offende i precetti della vita etica quando Dio gli ordina di uccidere suo figlio per la parola di Dio e lui sta per farlo. Abramo sta per commettere un omicidio: sputo in faccia alle legge. La vita religiona insomma, pur non essendo la vita da eremita, è abbandono tout court della vita etica (figuriamoci di quella estetica!). La nuova vita comanda solo di vivere sottomesso a Gesù, di vivere obbendendo alla voce di Cristo così come aveva fatto Kiergeegard tempo addietro. Il filosofo aveva rotto lo 'storico' fidanzamento con Regina Olsen, suo grande amore, perchè Dio gli avrei suggerito questo. La vita religiosa è rispetto completo di Dio, vivere ascoltanto la sua legge ed esclusivamente la sua..
..potete trovare questo articolo,pur allargato, su www.ilfilosofante.forumattivo.eu

domenica 2 maggio 2010

Agorà

Già da qualche giorno, nelle sale italiane, sta suscitando scalpore e critiche il film del regista spagnolo 'Agorà'. 'Agorà' si costruisce intorno alla storia della filosofa e scienziata Ipazia di Alessandra. Ipazia vive in un epoca di disagi sociali e lotte continue tra pagani e cristiani, in un impero romano vicino al crollo. Ipazia abita col padre presso l'agorà della città, dove si discute di filosofia e si costituisce la vita sociale della città. Dopo un'immensa battaglia i cristiani scacciano quasi tutti i pagani dalla città e quelli restanti si convertono. La filosofa è una delle poche che non si converte, da una sua dichiarazione si comprende che non è mai stata neanche pagana. Ipazia crede solo nella filosofia. In un clima così intollerante però Ipazia non può continuare a lungo la sua attività. Nonostante la protezione del Prefetto e l'appoggio, fino ad un certo punto del vescoso suo ex-allievo, il suo impegno intellettuale desta molto diprezzo fra i cristiani. Inoltre il Vescovo Cirillo teme la sua lingua carismatica. Lei rifiuta di convertirsi, e, così viene assassinata da un gruppo di 'parabolani'. Questo film da molto di cui riflettere. A mio parere risveglia, da una parte, le coscienze di tanti cattolici che vedono con stupore le gesta 'folli' degl'intregalisti musulmani. Non ricordavano quante e quante menti sono state censurate dai cattolici, nella storia della Chiesa, in nome di un idea sbagliata di Cristo. ma (San) Amos ha preferito dire < solo Gesù è capace di tale misericordia. Ecco, il secondo punto che fa riflettere è che un uomo solo perchè è stato santificato dalla Chiesa non vuol dire sia stato davvero santo. I santi sono fra noi, non eletti magari dalla chiesa, ma a loro ciò non importa. Purtroppo (San) Cirillo sarà ricordato come dottore della chiesa assieme a Sant'Agostino e San Tommaso. Assieme a uomini che si sarebbero vergognati di tali azioni. Ho voluto pubblicare questo post soprattutto per lanciare un messaggio, è il messaggio è: cercate di non dimenticare Ipazia di Alessandria. Non ci sono pervenute opere di Ipazia ma in compenso lei deve erigersi a simbolo di una vita spesa per la filosofia. Ora, milioni di persone adorano Cirillo, mandante del suo assassinio, non lei, ma cosa importa, a contribuito almeno un pizzico alla storia del nostro pensiero. Ha contribuito, silente, a costiture chi siamo!

martedì 27 aprile 2010

Una nuova forma di filosofia

Emanuele Severino, di recente, nel suo lavoro (parte per altro di una trilogia)'La filosofia futura. Oltre il dominio del divenire' ha posto a dura critica metà delle certezze su cui si basa l'uomo occidentale. Una di queste 'epistème', non nel senso severiano ma nel senso foucaultiano, riguarda in special modo la filosofia. La filosofia, è ritenuta dai più, una disciplina astratta e difficile e oscura. Di conseguenza il linguaggio che adotta non può essere che astratto, oscuro, precluso ai più. Ma Nietczche, per primo, si è chiesto: c'è un linguaggio filosofico? La risposta è no. La risposta è che la filosofia, se veramente è indagine libera, ricerca individuale, nello stesso tempo, universalizzante, deve assumere forme creative. Severino l'ha, però, teorizzato. Io tenderò, seppur nel mio piccolo, di passare all'opera.
Ho scelto di esporre una mia riflessione sul concetto di filosofia con una poesia. Spero vi piaccia:
La filosofia
Una mela cade..
la fisica ci spiega che è colpa della forza gravitazionale.
Noi vediamo una stella brillare..
l’astronomia chiarisce perché quella stella potrebbe essere già morta.
Le giraffe hanno il collo lungo..
la biologia potrebbe supporre l’evoluzione della giraffa.
Ma a cosa serve sapere tali cose? – domanda il saggio-
solo una disciplina si interroga a proposito,
solo una disciplina ha in mano il destino di tutte le altre scienze.

mercoledì 21 aprile 2010

Il filosare cos'è?

Come primo argomento, su cui aprire un dibattito-conversazione, avrei in mente di proporre il significato del filosofare. Qualcuno forse obbietterà: ma siamo su un blog di filosofia tutti sanno cos'è il filosofare, lo stiamo facendo. Ebbene noi stiamo filosofando? E in che modo? E perchè stiamo compiendo un 'filosofare'? Filosofare signiifica, a mio parere, semplicemente stupirsi di fronte ad ogni ac-caduto, e, sorprendendosi domandarsi il perchè di quell'ac-caduto, o, perchè quell'ac-caduto e non un'altro! da lì parte il pensiero fino ad analizzare l'intero sistema/Essere. Questo ricercare il motivo dell'ac-caduto però non è fine a sè stesso. Ognuno di noi si chiede cosa sia un oggetto solamente perchè l'oggetto lo ha di fronte, ci fa paura l'ignoto, e, pretendiamo di sapere che rapporti l'oggetto può istaurare con noi (o meglio il contrario). Voi che ne pensate?
Il filo della Filosofia: blog di Matteo De Bonis nel suo titolo riprende per assonanza una celebre immagine: il filo di Arianna. In pochissimi, davvero, non hanno sentito questa espressione almeno una volta. Il filo di Arianna, nel mito di Teseo e del Minotauro, è lo strumento donato da Arianna a Teseo, grazie al quale, Teseo riesce a fuggire alle fauci del Minotauro e soprattutto all'intrigatezza del labirinto. Il filo della Filosofia mira invece ad essere una delle torcie per cui Teseo può ritrovare la sua autentica libertà, ambisce a divenire un'arma contro la nichilizzazione del pensiero.
Sono fiero di proclamare, ora, l'inizio delle danze. Quest'oggi annuncio l'apertura ufficiale del 'Il filo della filosofia: blog di Matteo De Bonis'. Matteo De Bonis sarei io!. Ho pensato e partorito questo blog/agorà in rete al fine di discutere tematiche filosofiche. Ripeto: per discutere! E' vero che sarò, esclusivamente io, a porvi in questioni riflessioni e argomenti, e, altrettanto vero però che potrete giudicare le mie idee. Non solo! Il filo della filosofia deve essere torcia illuminante per tutti coloro che mettono piede (o meglio, si collegano) sul blog. Di conseguenza a voi toccherà il compito, oltre che di giudicare, di criticare i miei appunti (li chiamo così, terrò in questo blog un profilo sempre poco intellettualistico e molto spontaneo), di creare un dibattito sul tema proposto. Spero di essermi spiegato bene, il filo della filosofia vuol costituire il filo, cioè, punto di riferimento per ogni filosofante. A molti appirirà anomalo il termine: filosofante, io personalmente l'ho coniato per indicare ogni uomo che ama il sapere, filosofa quindi, senza per mestiere essere filosofo.